#37 INSALATA MISTA di aggiornamenti vari
Invece che approfondire un nuovo tema, ho pensato oggi di raccontarti un po’ di novità su argomenti già affrontati nei mesi scorsi, ma importanti da seguire
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Oggi voglio sperimentare una nuova formula, raccogliendo qui una serie di singole notizie e aggiornamenti che riguardano temi già discussi. Se l’idea ti piacerà, queste puntate “miste” potranno diventare una rubrica ricorrente, intervallando quelle in cui approfondisco un argomento specifico.
Ma partiamo con i virus “sorvegliati speciali”, quelli su cui teniamo più gli occhi puntati in questo periodo, perché stanno circolando alla grande tra noi, come il coronavirus responsabile di covid, o perché ci creano qualche preoccupazione, come il virus dell’influenza aviaria H5N1 negli Stati Uniti. Te ne ho parlato già molte volte, qui, qui e qui (ma anche qui e qui, dimenticavo).
AVIARIA H5N1
H5N1 sembra avere ingranato una nuova marcia, e questa non è una buona notizia. Dalla fine di agosto, infatti, il virus è dilagato in maniera prepotente in California, dove ha colpito a oggi più di 120 allevamenti modello di vacche da latte, sui 320 totali segnalati a partire da aprile anche negli altri 13 stati coinvolti (dove, tuttavia, è spesso stata sospettata una certa reticenza alla denuncia dei casi). Ho deciso di risparmiarti le foto di carcasse di bovini abbandonati ai bordi delle strade, per cui attenta ad aprire il link, se non le vuoi vedere. Questo però ci dice che i sistemi di smaltimento non riescono a star dietro ai decessi di animali colpiti dal virus, con il rischio che l’infezione si diffonda ancora più facilmente. L’agente infettivo sembra infatti aver acquisito nelle ultime settimane maggiore virulenza, tanto che la letalità tra i bovini sembra aumentata di quasi dieci volte rispetto ai primi casi, che guarivano dopo un periodo di inappetenza e scarsa produzione di latte. Ora gli allevatori californiani riferiscono che il 15% dei capi contagiati muore. Il latte pastorizzato continua a essere sicuro, ma quello crudo, che ha ucciso tanti gatti negli allevamenti statunitensi, è assolutamente da evitare (anche in Italia, dove per ora questo virus non ha raggiunto i bovini, come ti spiegavo l’anno scorso qui*).
“Dottore, ma è vero che” è il sito della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri con cui collaboro insieme ad altri medici e comunicatori, dove puoi trovare tante risposte a ogni tipo di domande sulla salute
In parallelo, dai primi di ottobre, in California si è anche verificato un numero record di casi umani, 15, quasi la metà del totale, per fortuna tutti lievi e tra allevatori a diretto contatto con gli animali. Negli ultimi giorni il virus ha colpito personale di un allevamento anche nello stato di Washington, non di bovini, ma di polli, dove c’erano stati 800.000 abbattimenti, sempre a causa del virus dell’aviaria H5N1.
Per quanto riguarda il timore che il virus possa imparare a trasmettersi per le persone, sono arrivati finalmente i risultati dei test sierologici effettuati a persone vicine all’unico, tuttora inspiegato, caso del Missouri, dove non ci sono mandrie colpite. Gli operatori sanitari che se ne erano presi cura sono risultati negativi, per cui i loro sintomi erano probabilmente da attribuire a un altro virus; la persona convivente con lui, invece, era debolmente positiva, ma, poiché aveva manifestato lievi disturbi lo stesso giorno del paziente ricoverato, si presume che possa essere stata contagiata dalla stessa fonte, a oggi sconosciuta. Per questo troverai questa notizia riportata in modo opposto.
“Pare”, “sembra”, “si dice”…lo so che di solito non ti scrivo così e ti porto solo dati attendibili da fonti autorevoli. Il guaio è che negli Stati Uniti si sta già votando per le elezioni presidenziali del 5 novembre, che si presentano come un testa a testa in cui ogni voto conta. Nessuno quindi, tra i candidati e i governatori che li sostengono, rischierà un passo falso su un tema così sensibile e divisivo con iniziative o dichiarazioni a proposito di questa emergenza veramente grave, anche fosse solo in termini economici, senza impatto sulla salute umana (ma non ci spero). Se poi dovesse vincere Donald Trump, il rischio di continuare a tenere la polvere sotto il tappeto, temo non possa che aumentare. Ma magari sono solo pregiudizi miei. Vedremo.
Uno dei migliori articoli su questa storia, se leggi in inglese, è stato scritto da Katherin Eban sull’edizione statunitense di Vanity Fair. La giornalista investigativa, che collabora anche con il New York Times, descrive bene la filosofia del “don’t test, don’t tell” che ha dominato finora la gestione dell’emergenza. Ti ricorda qualcosa?
Resta il fatto che, come ti raccontavo qui, la polarizzazione politica della salute, e in particolare di malattie infettive e vaccini, è il miglior aiuto che si possa dare a virus e batteri. Lo abbiamo visto anche in Italia, come in USA e Regno Unito, con la strumentalizzazione delle Commissioni di inchiesta parlamentari sulla gestione della pandemia, sfruttate per colpire l’avversario invece che per capire che cosa si poteva imparare dall’esperienza passata.
COVID
Intanto, di covid bisognerebbe parlare al presente. Sparito dall’orizzonte terracqueo mediatico e politico, si fa invece sentire eccome nelle case degli italiani, alle prese con la ricombinante XEC, di cui avevo parlato anche qui, a 24mattino, da Simone Spetia su Radio24. Dal 9 ottobre, quando ho rilasciato quell’intervista, la variante – che l’OMS ha classificato per ora come VUM, variant under monitoring - ha preso piede con una rapidità superiore a quella delle sue predecessore: non significa che provochi una malattia più grave, ma solo che si trasmette ancora più facilmente.
Lo so che te l’ho detto alla comparsa di ogni nuova variante, ma è su questo che si basa essenzialmente la competizione tra questi virus: replicandosi all’interno dell’organismo, ogni particella virale accumula nel suo genoma una serie di mutazioni casuali, alcune delle quali offrono un vantaggio evolutivo rispetto alle altre. Nel caso specifico, le varianti che passano tra le persone più facilmente e prima che compaiano i sintomi– indipendentemente dalla loro intensità – soppiantano di volta in volta quelle precedenti. Contagiarsi quindi diventa sempre più facile, anche se la protezione conferita dalle infezioni e vaccinazioni precedenti riduce il rischio di forme gravi.
Qualcuno teme che i vaccini disponibili in Italia, tarati contro una precedente variante JN.1, siano inefficaci ora che a prevalere sarà sempre di più XEC. Non possiamo rispondere con i dati a questa domanda: l’evoluzione del virus è troppo rapida rispetto ai tempi di produzione dei vaccini - anche se questi innovativi prodotti a mRNA si possono aggiornare molto più in fretta di quelli tradizionali -, né consente di raccogliere risultati convincenti da studi controllati sufficientemente ampi come quelli condotti quando circolava solo la prima variante del virus. Tuttavia, gli studi di laboratorio mostrano che gli anticorpi prodotti contro il virus JN.1 reagiscono anche contro la nuova variante seppure con una minore capacità neutralizzante.
Recentemente l’Agenzia europea dei medicinali (EMA) ha autorizzato anche un secondo vaccino aggiornato alla variante KP.2, comparsa in un secondo momento e quindi ritenuta preferibile dal comitato scientifico della Food and Drug Administration statunitense. In Italia questo prodotto non è attualmente disponibile, ma non me ne farei un cruccio. Se dobbiamo proteggerci soprattutto da XEC, nata dalla ricombinazione di due altre varianti a loro volta derivate dall’evoluzione di JN.1, è possibile che i vaccini prenotati dall’Italia contro il precursore comune funzionino anche meglio di quelli più specifici contro una sottovariante diversa. Non so se mi sono spiegata, ma non è importante. Importante è vaccinarsi, anche perché è probabile che sottoporsi a nuovi richiami riduca anche il rischio di long covid.
LONG COVID
Un’indagine condotta in Cina su quasi 75.000 adulti ha aggiunto nuovi tasselli alla nostra conoscenza di long covid: oltre alla gravità dell’infezione iniziale e alla presenza di comorbidità, aumentano il rischio di disturbi permanenti il consumo di alcol e il fumo di sigaretta. La sindrome si manifesta in oltre il 30% dei casi con fatigue, cioè una stanchezza patologica che non passa con il riposo, e in quasi il 28% con difficoltà di memoria. Le reinfezioni spesso si manifestano in maniera più lieve, ma comportano un maggior rischio e una maggior gravità di long covid; viceversa, la vaccinazione, specie se ripetuta, riduce del 30%–70% la persistenza di sintomi dopo la negativizzazione. Un dato che mi sembra interessante, per quanto limitato dalla soggettività della risposta, è che quasi un paziente su 10 si diceva convinto che covid gli avesse scatenato una malattia cronica. Chi era stato infettato da coronavirus, inoltre, aveva maggior probabilità di riferire in seguito altre infezioni batteriche, influenzali e da mycoplasma, agente responsabile di molte polmoniti. Un tassello che si aggiunge ad altri, secondo cui la circolazione del coronavirus ha compromesso le difese contro altre malattie, come ti dicevo qui.
Lo ripeto, non solo negli anziani: un giovane marine della US Navy su 4 riporta a distanza sequele fisiche, cognitive o psichiatriche di covid.
Sempre a proposito di long covid, sono usciti nuovi dati, oltre a quelli che ti accennavo qui, a conferma degli altissimi costi economici e sociali di questa sindrome che colpisce un’alta percentuale di persone, una percentuale destinata a crescere con le continue reinfezioni a cui siamo esposti. Un articolo pubblicato su Nature Medicine ha calcolato che l’impatto economico globale di long covid ha raggiunto i mille miliardi annui, pari all’1% dell’economia globale. Intanto il virus circola liberamente, senza più nessuna sorveglianza, in una sorta di negazione collettiva, e di conseguenza con un tasso di vaccinazione nelle campagne di richiamo che l’anno scorso è stato bassissimo. Speriamo che quest’anno vada meglio, ma non ci spero. C’è un sacco di gente che casca delle nuvole sentendone parlare: “Ma perché? Covid c’è ancora? Ci si deve vaccinare? Ma io non ne so nulla!”.
VACCINAZIONI
Anche molti medici di famiglia, purtroppo, nel richiamare le categorie a rischio per l’influenza, spesso si dimenticano che le stesse persone devono proteggersi anche contro covid: il fatto che Pfizer non pubblicizzi la campagna in TV come fanno i produttori di altri vaccini da acquistare a pagamento non significa che il prodotto sia meno “importante”, ma che l’acquisto è già stato fatto dal ministero della salute per tutte le regioni e che la vaccinazione è quindi disponibile e gratuita per tutti. Ma ricapitoliamo, anche se ne ho già parlato qui, perché mi sa che serve un po’ di chiarezza: in assenza di una campagna istituzionale come si deve, molti sono convinti che vaccinarsi contro covid non serva più, altri non sanno cosa devono fare per prenotarsi o hanno addirittura medici che gliela sconsigliano.
Perché serve, se mi segui, dovresti averlo capito; sulle modalità per prenotarsi, ogni regione va per conto suo (posso dirti che in Lombardia, oltre che dal portale, ci si può rivolgere direttamente anche ad alcune farmacie); se il tuo medico la sconsiglia, chiedigli il perché. Forse sei molto giovane, hai già avuto la malattia più volte in forma lieve, non hai fattori di rischio, né ti preoccupa l’ipotesi di stare a letto una settimana quando meno te l’aspetti. Ma se hai una malattia cronica, hai superato i 60 anni, aspetti un bambino o lo hai appena partorito, non dargli retta. In questi casi la vaccinazione è assolutamente raccomandata, così come per i caregiver e gli operatori sanitari a contatto con i pazienti.
Una questione di priorità
Uno dei pericoli in cui si può cadere in questo momento deriva dall’offerta di diversi vaccini per gli stessi gruppi di persone, per cui è facile sbagliare nello stabilirne la priorità. Per esempio, agli anziani sono proposti anche altri vaccini molto utili (quello contro herpes zoster, cioè il fuoco di sant’Antonio, contro lo pneumococco e contro il virus respiratorio sinciziale), ma nessuna di queste altre malattie fa un centinaio di vittime a settimana come covid. Fate pure queste vaccinazioni, ma non al posto di covid, solo perché se ne parla di più in tv. Antinfluenzale e anticovid vanno fatte ADESSO, prima che si scateni la stagione influenzale o che si incappi nel coronavirus. I due prodotti si possono ricevere nel corso della stessa seduta, uno su un braccio, uno su un altro. Se per ragioni logistiche non è possibile farli insieme (perché in alcune regioni hanno deciso che si facciano in diversi contesti), NON occorre nessun particolare distanziamento di tempo da aspettare tra l’uno e l’altro.
Chiunque altro lo desidera, al di fuori di queste categorie, PUÒ comunque vaccinarsi: per covid è comunque gratuito, basta prenotarsi secondo la via predisposta nella propria regione; per l’influenza bisogna invece comprare a proprie spese il vaccino in farmacia, conservarlo in frigorifero e farselo fare dal proprio medico.
Prima donne e bambini
Un’altra categoria che è fondamentale proteggere contro covid e influenza sono le donne in gravidanza e allattamento. Anche a loro si offrono diversi prodotti a tutela propria e del nascituro: non bisogna scegliere, a caso o sulla base di sentito dire. Bisogna fare tutte queste vaccinazioni, dando in questo periodo autunnale l’assoluta a priorità ad antinfluenzale E (non “o”) anticovid.
Grafico rubato al pediatra genovese Giorgio Conforti, che mostra la differenza nel numero di ricoveri per covid tra i bambini piccoli le cui madri si erano (azzurro) o non si erano (blu) vaccinate in gravidanza contro covid.
I bambini sotto l’anno di età, infatti, continuano a essere molto vulnerabili. Non essendo vaccinati, sono l’unico gruppo in cui il tasso di ricovero PER covid non è sceso dal 2020. I dati del Regno Unito mostrano, in uno studio appena pubblicato sul Journal of Pediatrics, che questi piccoli rappresentano più del 40% di tutti i ricoveri sotto i 18 anni di età, per un valore di quasi 20.000 ricoveri su 45.000 totali da agosto 2020 ad agosto 2023. Nell’ultimo anno di rilevazione, mentre i più grandi erano via via vaccinati, la percentuale di ricoveri nei piccolini è salita oltre al 60%, di cui solo uno su dieci aveva altre malattie. Anche per questo è fondamentale che le donne in gravidanza si vaccinino, oltre che contro influenza e pertosse, anche contro covid.
Troverai sicuramente qualche operatore sanitario – soprattutto di una certa età – che non è d’accordo. Non credergli. Ormai è largamente dimostrato quanto sia utile a proteggere te (che durante la gravidanza hai le difese abbassate e col pancione già fatichi a respirare), l’esito positivo della gravidanza e la o il tuo piccolino nei primi mesi di vita, prima che possa essere a sua volta vaccinato/a contro il coronavirus.
Torniamo su RSV
Con la stessa strategia, vaccinando la futura madre alla fine della gravidanza con uno dei due prodotti contro il virus respiratorio sinciziale (RSV) dedicati agli anziani (Abrysvo), si può tutelare il neonato fin dalla sala parto. Tuttavia, la recente decisione del Ministero italiano di fornire gratuitamente, a partire da novembre, l’anticorpo monoclonale nirsevimab (Beyfortus) a tutti i nati da agosto 2024 in poi, oltre che ai piccoli fino a due anni nati prematuri o con altre condizioni di rischio, mette un po’ in secondo piano l’opzione del vaccino materno.
Resta aperta la questione su chi si farà carico di questa operazione: i pediatri ospedalieri già al punto nascita? Quelli di famiglia, in alcune aree largamente sottodimensionati, attraverso un’apposita convenzione? Oppure i centri vaccinali, già oberati, che dovrebbero concentrare in un paio di settimane gli appuntamenti, incastrandoli tra quelli del calendario vaccinale? Come avevo scritto qualche tempo fa su Instagram, quando è scoppiato il caso, non credo che operazioni impegnative e innovative come queste siano da intraprendere all’ultimo momento, sulla base di uno scatto di indignazione dell’opinione pubblica, senza un minimo di programmazione economica e logistica. Una mancanza di tempismo che ha messo in difficoltà anche l’azienda. Ma tant’è. Speriamo che tutto funzioni, anche nelle aree e nelle regioni con minori risorse.
Tornando a covid, il richiamo nell’infanzia è raccomandato solo se i bambini (dai 6 mesi in su) hanno qualche malattia o fattore di rischio (per esempio sono asmatici o hanno malformazioni cardiache). Chi invece non è mai stato vaccinato lo deve fare, con il prodotto aggiornato, secondo le indicazioni del centro vaccinale. Ormai nessuno crede più alla beata illusione della primavera 2020, secondo cui i più piccoli erano miracolosamente immuni dall’infezione: non solo fino a un anno possono finire in ospedale tanto quanto i più anziani, ma possono sviluppare long covid o subire le conseguenze di un’infezione anche lieve, che aumenta per esempio il rischio di diabete, anche di tipo 2.
ALTRI AGGIORNAMENTI
- MPOX in Germania
È stato segnalato a Colonia, in una persona proveniente dall’Africa orientale, un caso di mpox di clade 1b, la variante mutata che sta colpendo duramente la Repubblica democratica del Congo e per la quale l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato una Emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Il pronto isolamento del paziente e il tracciamento dei suoi contatti permette di restare tranquilli. Il rischio che la malattia si diffonda in Europa continua a essere basso.
- BUSINESS nicotina
Qualche mese fa, per fare un po’ di chiarezza sulle sigarette elettroniche e i vari dispositivi alternativi al fumo tradizionale, avevo scoperto che tra le tante fregature che l’industria del tabacco cerca di rifilare ai nostri giovani ci sono anche sacchettini di nicotina da tenere in bocca, aromatizzati con vari gusti. “Grazie” al successo di questi prodotti e di quelli a tabacco riscaldato, Philipp Morris ha nuovamente aumentato le sue previsioni di profitto per l’anno in corso. Ma non direi che è una bella notizia.
E niente, mi sono dilungata tra virus e vaccini e non ho più spazio per altre novità! Dovrai aspettare sabato prossimo. Intanto grazie per avermi seguito fin qui. Un abbraccio, e buon weekend!
La versione insalata mista è molto efficace, grazie!
Grazie della newsletter dottoressa