#10 Pasqua e LONGEVITÀ
Tra gite sotto la pioggia e cioccolato a prezzi record anche quest'anno si celebra la vittoria della vita sulla morte, e non solo in senso religioso
Sia che tu festeggi la rinascita della natura dopo l’inverno, la resurrezione di Gesù o, tra qualche settimana, l’uscita dalla schiavitù dell’Egitto, buona Pasqua a te e ai tuoi cari!
Per i cristiani la Pasqua è un evento centrale, che dà risposta alla paura della morte e al desiderio di sconfiggerla, pulsioni che però accompagnano l’umanità dai tempi più remoti e che sono centrali per molte religioni (tranne forse l’ebraismo, che prevede sì uno sheol, ma a cui interessa molto di più la vita terrena). Ogni culto ha la sua interpretazione di ciò che accadrà dopo la morte: resurrezione, reincarnazione, presenza come spirito. Ma anche tra i molti che non credono a nulla di tutto questo è facile ritrovare il sogno di eterna giovinezza che accompagna da sempre l’umanità. In passato c’erano i miti sull’immortalità e la ricerca della pietra filosofale, oggi si insegue sotto il vessillo della scienza, che da questo punto di vista potrebbe essere assimilata a una sorta di religione dei giorni nostri.
Anziano a chi?!?!
Pensavo a tutto questo lunedì scorso, quando ho fatto un salto al Milan Longevity Summit, una manifestazione che per più di dieci giorni ha costellato la mia città di una fitta rete di incontri sul tema dell’invecchiamento, anzi, dell’”aging”, come si dice oggi. Si può scherzare sul fatto che l’inglese possa rendere più appetibile l’unica alternativa a una prematura dipartita, eppure è vero che “la terza età” non è più quella di una volta: io tra meno di un mese compio 60 anni, Bruno è vicino ai 73, ma non ci sentiamo “anziani” e di certo non facciamo la vita che persone della nostra età avrebbero fatto nel secolo scorso.
Pensando in termini di “longevità”, invece che di vecchiaia, si capovolge lo sguardo, spostandolo dalla prospettiva della fine, da rimandare il più possibile in là, a quella della vita, da rendere il più possibile lunga e in salute. Con un approccio così positivo non solo si coinvolgono persone che non si sentono e non vogliono essere trattate da “anziane” (come me, appunto), ma ci si allarga a includere tutti.
Parlare di longevità infatti non significa solo prendere atto di una società in cui l’età media si sposta sempre più avanti, in cui non ci sono abbastanza giovani per pagare le pensioni o mancano le risorse sanitarie e di assistenza a una popolazione che ne ha maggior bisogno; non significa nemmeno solo ritardare il momento della morte, per esempio con cure mediche più efficaci, come si è già ottenuto in passato, quando antibiotici e vaccini hanno fatto fare un grosso balzo in avanti alle aspettative di vita alla nascita. Parlare di longevità significa occuparsi della salute delle persone per tutto l’arco della loro vita creando le condizioni perché si viva non solo più a lungo – parametro per cui in Italia siamo in cima alle classifiche mondiali -, ma anche meglio, in modo che gli anni guadagnati non siano anni trascorsi a letto o su una sedia guardando fuori dalla finestra di una RSA.
Non bisogna solo aggiungere anni alla vita, ma vita agli anni
Esiste un limite?
Mi perdonerai il riferimento religioso nell’attacco di questa newsletter se ti dico che anche il programma del Summit si apre con una citazione biblica: “Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». E 120 sono gli anni che anche molti scienziati ritengono potrebbero essere un traguardo raggiungibile, dal momento che qualcuno già ci è arrivato. Altri pensano che un limite biologico non esista, e che con i progressi della scienza si potrà un giorno arrivare anche più in là.
La verità è che su tutto questo sta un grande cartello: lavori in corso. Chiunque venda sicurezze in questo campo o proponga versione moderne dell’elisir di lunga vita a oggi lo fa senza basi scientifiche solide, anche se lo fa usando un linguaggio e citando grandi esperti che possano far pensare a un consenso scientifico acquisito. Non è così. Come ha precisato Viviana Kasam, presidente di BrainCircle Italia, nei saluti di apertura della giornata cui ho assistito presso il teatro Parenti, occorre distinguere i principi consolidati da quelle che sono ancora solo linee di ricerca e le osservazioni fatte sugli animali da esperimento dalle prove emerse da grandi studi di popolazione sugli esseri umani.
Proprio perché questo tema è importante e destinato ad acquisire sempre più spazio e (soprattutto) investimenti, è oggetto di grandi interessi, anche economici, che a scopo di lucro non esitano a forzare risultati preliminari (anche solo teorie) presentando mille presunti rimedi come strumenti di longevità, dalle camere del freddo ai campi magnetici, dalle infusioni di vitamine ai trattamenti a base di fattori di crescita, dal “biohacking” ai trattamenti “detox”. Se avete prove scientifiche di efficacia di tutto questo armamentario sull’allungamento della vita, mandatemele pure. Le esaminerò con interesse. Sulle principali riviste mediche, che seguo regolarmente, di svolte da premio Nobel come sarebbero queste, non trovo nulla.
Questione di business
L’invecchiamento della generazione che aveva fatto proprio dell’essere giovani un importante criterio di identità è stato subito visto da molti come un’opportunità di business, tanto che si parla di silver economy: i “diversamente giovani” avranno pure qualche capello grigio (da cui l’eufemismo ruffiano dell’attributo “silver”), ma hanno una capacità di spesa nemmeno comparabile a quella della maggior parte dei millenial, che spesso, nonostante le loro competenze, sono incastrati in posizioni inadeguate, talvolta precarie e poco pagate.
Per questo, da mamma, mi ha un po’ angosciato la sessione del summit dedicata al mondo del lavoro, in cui si insisteva su come trattenere in azienda i più anziani, “che si muovono meglio nella complessità”. Sarà vero, ma in tutto questo movimento vedo anche, sullo sfondo, una generazione di boomer cresciuta a pane, bandiere gialle e contestazione giovanile, che non vuole saperne di mollare il timone per un sano ricambio generazionale. Andandosene pure in crociera, se vogliono, godendosi il frutto di tanto lavoro, ma lasciando i trenta-quarantenni a decidere del futuro loro e dei loro figli*.
Quando attribuiamo a smartphone e social media tutta la colpa di un preoccupante disagio giovanile, non pensiamo che conti anche la la prospettiva di un possibile futuro distopico, tra catastrofe climatica e conflitti, mentre chi ha contribuito a crearlo, puntando al sol dell’avvenire, si preoccupa di combattere le rughe, spendere centinaia di euro in integratori o inseguire un aspetto giovanile?
*Sia chiaro, so bene che la maggior parte dei sessanta-settantenni di oggi non si riconosce in questa descrizione, fa fatica a tirare la baracca, che tanti hanno perso il lavoro e non sanno come fare, ma chiaramente non sono quelli che spendono migliaia di euro in trattamenti anti aging, di cui si parla qui.
Cosa dice la scienza?
Ma continuo a divagare, segno di quanto questo sia un temone, da cui derivano mille altre questioni. Torniamo quindi alla longevità, e a cosa dice la scienza al riguardo.
Come vi dicevo, ci sono investimenti enormi nella ricerca in questo campo, per capire da cosa dipende il nostro “orologio biologico” e come si possa riportarlo indietro, non solo per aumentare la sopravvivenza, ma soprattutto per prevenire le malattie croniche più importanti (cardiovascolari, oncologiche e cerebrali) che ne condizionano anche la qualità.
Alla base della longevità c’è una componente genetica, per cui avere nonni ultranovantenni è già un buon punto di partenza. A questo elemento si aggiungono però moltissimi fattori ambientali e comportamentali, e anche il fattore C: puoi essere il più longevo del mondo, ma puoi comunque restare coinvolto in un incidente di qualunque tipo, e dei geni te ne fai poco. Limitiamoci però a quel che incide sull’insorgenza di malattie croniche e più in generale sull’invecchiamento.
A livello cellulare, è riconosciuto da molti anni il ruolo dei telomeri, cioè le estremità dei cromosomi, i quali - un po’ come fa il cilindretto di plastica ai capi delle stringhe con cui ci allacciamo le scarpe - proteggono i filamenti di DNA mantenendoli integri. Col passare del tempo si accorciano, fino a perdere la loro funzione, e la cellula è destinata a morire. Per questo la loro lunghezza è da decenni considerata indicatore dell’età biologica di una persona. Questa scoperta ha procurato il premio Nobel del 2009 a Elizabeth H. Blackburn, così come la scoperta dell’importanza dell’autofagia, un meccanismo di riciclo ed eliminazione dei rifiuti a livello cellulare, fondamentale per contrastare l’invecchiamento delle cellule, ha fatto guadagnare il premio a Yoshinori Ohsumi nel 2016. Il primo che in Italia ha cominciato a parlare di longevità, studiando i centenari per cercare di carpire il loro segreto, è stato invece Claudio Franceschi, immunologo dell’Università di Bologna, che si è soffermato soprattutto sul ruolo del livello di infiammazione dell’organismo.
Tra gli studi che hanno cercato di trasformare la conoscenza di questi e altri meccanismi biologici in interventi capaci di allungare la vita sono fondamentali gli esperimenti di restrizione calorica estrema. In molte diverse specie animali da laboratorio, infatti, un’alimentazione ridotta al minimo indispensabile per la sopravvivenza ha permesso di allungarne la durata. Regimi di alta restrizione calorica attentamente calibrati da esperti per evitare malnutrizione sono quindi stati adottati anche in campo umano su persone normopeso che non dovevano dimagrire, ma solo in funzione di ottenere maggiore salute e longevità. Per il momento, sono stati osservati piccoli vantaggi di questi regimi su indicatori biologici come la metilazione del DNA, ma non è ancora provato che chi si sottopone a privazioni estreme viva effettivamente di più. (Se poi ne valga la pena, è ovviamente tutto da discutere).
“(Mi sono privato del piacere della tavola tutta la vita). Vivrò una settimana in più e in quella settimana pioverà a dirotto” Woody Allen (semicit.)
Longevità in pillole?
Per allungare la vita in un modo più accettabile di una forte restrizione calorica, si stanno studiando i geni e i meccanismi molecolari che ne sono alla base. L’idea è di arrivare un giorno a farmaci che permettano di raggiungere lo stesso obiettivo senza privarsi del piacere del cibo. A oggi nessun prodotto è autorizzato a questo scopo. La molecola più promettente in questo senso sembra essere la rapamicina, la cui sicurezza in persone sane, al solo scopo di vivere di più, è però ancora tutta da dimostrare.
Prendere qualcosa o seguire delle mode “perché non si sa mai, magari mi fa bene”, è molto pericoloso. Solo per citare gli ultimi esempi, un grande studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato sugli Annals of Internal Medicine ha dimostrato che nelle donne dopo la menopausa, moltissime delle quali prendono vitamina D o supplementi di calcio, una leggera riduzione della mortalità per cancro dopo più di vent’anni è neutralizzata da un maggior rischio di morire di infarto o ictus.
Un altro pubblicato su Nature Medicine suggerisce che un maggior rischio cardiovascolare potrebbe essere innescato anche da un’eccessiva assunzione di vitamina B3 (niacina), di cui sono pieni i supplementi che si prendono così, senza una vera indicazione medica, tanto per tirarsi un po’ su. Figuratevi farsene periodicamente delle flebo in vena.
Dopo anni che prendevano supplementi per proteggersi dal cancro, gli uomini americani hanno scoperto che la vitamina E aumentava il rischio di tumore della prostata. Per gli integratori di selenio, che secondo alcuni studi ridurrebbe il rischio di alcuni tumori, la FDA ha imposto ai produttori di scrivere sull’etichetta che le prove in questo senso sono ancora insufficienti. Prendere alte dosi di vitamina B6 per bocca per un anno può provocare danni neurologici tali da perdere controllo dei movimenti.
E se è vero che non sembra troppo fondato l’allarme lanciato al congresso dei cardiologi americani su un rischio raddoppiato di mortalità cardiovascolare per chi pratica il digiuno intermittente, segnalazioni di questo tipo erano emerse anche da altre ricerche.
Il regno dell’incertezza
In conclusione? Tanta incertezza, con l’unica consapevolezza che da questa parte del mondo viviamo più a lungo e più in forma di quanto sia mai capitato da quando l’essere umano è comparso sulla terra. E che, se vogliamo, come è giusto, ottenere ulteriori miglioramenti, non dobbiamo preoccuparci tanto di aggiungere supplementi al troppo che già abbiamo, ma piuttosto togliere: sigarette, alcol, calorie, carne e insaccati, spostamenti in auto, inquinamento, rumore, tv e device a letto che peggiorano la qualità del sonno. Il miglior cocktail di vitamine e oligoelementi che nessun produttore è mai riuscito a eguagliare, anche per il contenuto di fibre, per quanto possa sembrare banale, resta una dieta varia e ricca di frutta e verdura. I migliori neuroprotettori per la salute del cervello non si comprano in farmacia ma in libreria, al cinema, a teatro, coltivando amicizie e relazioni. Ma soprattutto muoversi, almeno 150 minuti a settimana, scelta che da sola produce il maggior numero di benefici scientificamente provati. Il tutto gratis, a portata di tutti, senza clamorose novità, il che ci fa pensare che sia una ricetta meno efficace di quelle vendute a caro prezzo con ardite descrizioni in scientifichese offerte nei centri estetici riciclati a longevity center. Almeno, il consenso scientifico, per ora, dice questo. Quando arriveranno prove solide del contrario, sarò felice di condividerle con voi.
Tutto questo discorso sulla longevità, naturalmente, ha a che vedere con la prevenzione, su cui mi pare sia necessario fare un po’ di chiarezza. Ci torneremo, anche con altri interessantissimi spunti emersi dal Summit di Milano che meritano però una intera puntata.
Per ora vi ricordo solo che prevenzione non significa fare un check-up ogni anno, come abbiamo discusso ieri su Instagram parlando di Flavio Briatore.
No, dai, non volete davvero che commenti le parole della Presidente del Consiglio sulla necessità di indagare le reazioni avverse ai vaccini anti-covid, oggetto di una sorveglianza mai vista prima, e che anche recentemente hanno dimostrato su VENTI MILIONI di persone, di RIDURRE il rischio di eventi cardiaci e tromboembolici successivi a covid-19. Forse lei non lo sa, ma come ha ricordato anche Pier Luigi Lopalco, lo Stato almeno dal 1992 si prende tutte le responsabilità derivanti da danni derivanti al cittadino da "vaccinazioni, trasfusioni e somministrazione di emoderivati infetti". Si chiede qui.
Mi resta pochissimo spazio per ricordarvi i prossimi appuntamenti col Controglossario di Medicina (Gribaudo):
BERGAMO: giovedì 4 aprile, h18, libreria Ubik, Borgo Santa Caterina 19/C, con Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo;
MILANO: martedì 9 aprile, h18,30 libreria Centofiori, P.le Dateo 5, con Teresa Cardona e Luca Misculin;
ROMA: domenica 21 aprile, h16,30 Festival delle Scienze, Auditorium Parco della Musica, con Michele Bellone e Arnaldo D’Amico.
In più, anche in aprile, tutti i sabato mattina alle 11,30, alla Pulce nell’Orecchio, Rete Uno della Radio della Svizzera Italiana.
TORINO: giovedì 14 aprile, h14, nella Sala della Cavallerizza, due ore di chiacchierata con Sergio Sala per gli studenti di fisica di Unito.
E con questo, vi auguro un weekend felice come una Pasqua!
Che piacere leggerti.!!!Seguendoti ,si allenta la mia ansia e confusione.Succedeva anche nei lookdown .Grazie di esserci Auguri di una bella ,serena Pasqua a tutta la tua fimiglia...
Mi è piaciuto molto lo slogan "Non bisogna solo aggiungere anni alla vita, ma vita agli anni". È un'idea che ritrovo in un libro che sto leggendo in questi giorni: "Outlive" di Peter Attia, proprio sul tema della longevità.
Attia distingue tra "lifespan" (quanto a lungo vivi) e "healthspan" (quanto a lungo vivi in salute, fisica e mentale). Titone ebbe solo un aumento del lifespan, quando Zeus gli donò l'immortalità ma non l'eterna giovinezza. Il suo è un chiaro esempio dell'importanza di aumentare anche l'healthspan!
Articolo molto interessante. Mi sono iscritto e sono curioso di leggere i prossimi!