Solo per abbonati: 5 anni di pandemia da covid-19
Tra memoria e rimozione, cosa è rimasto di quel periodo, quando, giorno dopo giorno, ciò che ci sembrava impensabile è diventato realtà?
Questo post non era previsto, ma mi conosci, e sai che se c’è una cosa con cui proprio non vado d’accordo è la programmazione. Stamattina, quindi, mentre le news ricordavano l’anniversario della prima diagnosi di covid-19 a Codogno, ho pensato di fare un’edizione straordinaria di Fosforo e Miele riservata agli abbonati, in cui provare a mettere in ordine le cose che mi chiedono spesso nelle interviste riguardo a covid-19: che cosa è successo? chi ha sbagliato? cosa abbiamo imparato?
Partiamo dai fatti, ricordando un concetto fondamentale, senza il quale non si potrà capire nulla né di quel che scriverò qui, né di quel che accadrà la prossima volta. Non si può parlare di pandemia (come di qualunque altra emergenza) senza fare i conti con l’INCERTEZZA. Se sapessimo chiaramente quando arriverà la prossima minaccia (pandemica o di altra natura), da quale virus sarà provocata, come si trasmetterà e quanto sarà letale, come risponderà alle cure e ai vaccini, e così via, non si parlerebbe di gestione o comunicazione del RISCHIO.
L’unica certezza che abbiamo, con buona pace di Francesco Borgonovo e di quel che scrive sulla Verità o dice a La7, è che una nuova pandemia ci sarà. Non perché lo dice Bill Gates, ma perché rispetto al passato, in cui comunque le “pestilenze” di varia natura erano all’ordine del giorno, oggi abbiamo creato condizioni ancora più favorevoli alla loro insorgenza e diffusione. Certo che abbiamo eradicato il vaiolo umano con le campagne vaccinali e migliorato le condizioni igieniche per cui non rischiamo più che i topi trasmettano da un continente all’altro la peste bubbonica (che saremmo poi anche in grado di curare con gli antibiotici). Ma con la crisi climatica e la deforestazione andiamo anche sempre più a facilitare il contatto tra esseri umani e virus sconosciuti, e con la frequenza e la rapidità dei viaggi permettiamo a qualunque focolaio (che un tempo sarebbe rimasto confinato a un villaggio) di diffondersi ovunque in un battibaleno.
Restano migliaia di agenti infettivi (non solo virus, ma anche batteri, compresi quelli resistenti agli antibiotici di cui ti accennavo qui) che potrebbero provocare una nuova pandemia. L’Organizzazione mondiale della sanità ne ha selezionati una trentina, più probabili, su cui andrebbero concentrati gli sforzi dei ricercatori, ma la lista non è esaustiva.
È stato calcolato infatti che nel mondo esistono oltre 1,5 milioni di virus sconosciuti, più di 800.000 dei quali potrebbero avere il potenziale di fare il grande salto, il cosiddetto spillover, per arrivare agli esseri umani. Almeno uno di questi (di cui fino a 5 anni fa faceva parte anche SARS-CoV-2) potrebbe facilmente provocare una nuova “malattia X”, come era covid-19 nel gennaio e febbraio 2020: una condizione patologica nuova, provocata da un virus fino ad allora sconosciuto. Che certezze vuoi avere, se non che ci si dovrebbe preparare anche a questa evenienza?
Il tormentone sull’origine di SARS-CoV-2 non è ancora finito, anche perché è stato uno degli aspetti della pandemia più sfruttato ai fini della lotta politica.
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