#32 Edizione...BELLE NOTIZIE!
In un panorama generale sempre più fosco, dal mondo della scienza, della medicina e della salute arriva una serie di segnali positivi, tanto per rincuorarci un po'
Non so quali immagini di guerra, violenza e disastri naturali conseguenti all’emergenza climatica ti scorreranno davanti agli occhi stamattina, ma da parte mia – per una volta! direbbe qualcuno – ti arriva una raffica di buone notizie. Nella ricognizione che faccio quasi ogni giorno, infatti, mi si sono presentate l’una dopo l’altra sul computer, in questa settimana. O forse è il mio cervello che le ha inconsciamente selezionate, quasi come in uno sforzo di legittima difesa dagli orrori del mondo. Ho quindi deciso di fare un’edizione tutta tinta di rosa. Delusioni, fallimenti, minacce ed errori non mancano mai, ma per una settimana li lasciamo da parte. Andiamo!
I miracoli della metformina, l’insulina settimanale e long covid
Ci sono vecchi farmaci che non smettono di stupirci. Pensate all’aspirina, che dal curare i sintomi del raffreddore, a diversi dosaggi, è passata a fluidificare il sangue per evitare trombosi e si è dimostrata in grado anche di prevenire il tumore del colon. Il vantaggio non è tale da superare i rischi di sanguinamento, per cui non è consigliata a tutti, ma non si può negare che abbia una versatilità sorprendente.
Sorprese analoghe continua a riservarci la metformina, un altro vecchio farmaco, ormai a bassissimo costo, utilizzato per controllare la glicemia nei pazienti con diabete di tipo 2, quelli che più spesso sono adulti di mezza età, sedentari e sovrappeso. Beh, anche la metformina sembra in grado di ridurre il rischio di tumori associati all'obesità come quello del colon, del rivestimento interno dell’utero (endometrio), del seno o del pancreas. Ma ora, per lo meno nelle scimmie, sembra in grado di rallentare anche l’invecchiamento cerebrale.
Durante la pandemia da covid-19 si è scoperto poi che, per la sua attività antinfiammatoria, presa all’esordio dei sintomi di infezione nei pazienti obesi riduceva la mortalità e di oltre il 40% il rischio di avere sintomi di long covid a 10 mesi. In questi giorni abbiamo un’altra conferma del suo beneficio contro covid (sebbene meno clamoroso di quanto ipotizzato un anno fa) nei diabetici che già la prendevano per la loro glicemia, tra cui si è osservata una minore mortalità e minor frequenza di sintomi a distanza di tempo.
Ci sono vecchi farmaci, a bassissimo costo, da cui non ci aspettiamo brutte sorprese in termini di effetti indesiderati, ma non smettono di stupirci svelando nuove proprietà
Inserisco qui un’altra bella notizia che riguarda long covid: mentre in Italia mi sembra che l’argomento sia stato rimosso quanto la pandemia, in Europa e nel resto del mondo il tema è considerato una priorità di salute pubblica, che ha impiegato a oggi 100 milioni di euro in progetti Horizon Europe. Al termine di un convegno che si è tenuto il 10 settembre a Bruxelles, la commissaria europea uscente Stella Kyriakides ha annunciato un’iniziativa del valore di 2 milioni di euro per affrontare long covid. Serviranno ad arrivare a una definizione univoca, stabilire la prevalenza del fenomeno nell’ottica di un sistema di sorveglianza, lanciare un programma di formazione per gli operatori sanitari, fornire linee guida e raccomandazioni per il monitoraggio, la prevenzione e il trattamento, sostenere i pazienti e i loro caregiver, valutare l’impatto economico e sociale della malattia per attuare politiche più efficaci, continuare a finanziare la ricerca.
Torno sul diabete, perché si sta studiando un’insulina che contribuisce a mantenere i livelli di glicemia con una sola iniezione settimanale. Si chiama Efsitora, e negli ultimi giorni sono usciti i primi due studi di fase III, che cioè ne verificano l’efficacia su centinaia di pazienti, adulti con diabete di tipo 1 su Lancet e con diabete di tipo 2 (che non avevano mai preso insulina prima) sul New England Journal of Medicine. In entrambi i casi il trattamento settimanale ha retto il confronto con l’insulina ultralenta degludec da fare ogni giorno, ma per i pazienti con diabete di tipo 1 resta la necessità di quella da iniettare prima dei pasti.
Città contro le diseguaglianze
Le diseguaglianze sono tra i più importanti fattori che contrastano la salute pubblica e il più famoso studioso di questa affascinante materia, a cavallo tra scienza e società, è Sir Michael Marmot. Ti raccomando il suo libro La salute diseguale, edito nel 2016 in Italia dal Pensiero scientifico editore, di cui ho avuto il piacere di scrivere qua.
La bella notizia è che l’Istituto superiore di sanità italiano ha deciso di creare una Rete Italiana delle Città per l’Equità della Salute, ispirate alle “Marmot cities” inglesi, per favorire buone pratiche e iniziative per ridurre le disuguaglianze di salute nelle città italiane, in base a questi 8 principi:
Dai a ogni bambino/a il migliore inizio della vita.
Permetti a tutte le persone di massimizzare le proprie capacità e di avere il controllo sulla propria vita.
Assicura un lavoro equo per tutti/e.
Garantisci standard di vita salutari a tutti/e.
Crea e sviluppa luoghi e comunità salutari e sostenibili.
Rafforza il ruolo e l’impatto della prevenzione delle malattie.
Affronta la discriminazione e il razzismo e le loro conseguenze.
Persegui la sostenibilità ambientale e l’equità in salute allo stesso momento.
Da Bicocca all’Uganda
Bella anche l’iniziativa di cooperazione internazionale che mi racconta l’amica e collega Daniela Condorelli della Fondazione Corti. Tutto nasce da una storia d’amore, a metà del secolo scorso, tra Piero Corti, medico brianzolo figlio di imprenditori tessili e la chirurga canadese Lucille Teasdale, una delle prime a spezzare il tetto di cristallo di una specialità fino ad allora quasi esclusivamente maschile.
Potete leggerne i dettagli nella graphic novel per l’editrice Il Castoro dal titolo “Lucille degli Acholi”, di Ilaria Ferramosca, con illustrazioni di Chiara Abastanotti, ma per ora ti basti sapere che insieme i due hanno diretto e ampliato il Lacor Hospital di Gulu, nel Nord dell’Uganda, dove è nata anche la figlia Dominique Atim (che significa “nata lontano da casa”) Corti. Dominique presiede oggi la Fondazione Corti finalizzata a sostenere il Lacor, che da piccolo ospedale missionario dei Padri comboniani è diventato uno dei maggiori ospedali non profit dell’Africa equatoriale, fornendo assistenza medica a circa 200.000 persone l'anno e ricoverandone circa 30.000.
Per conoscerlo meglio vi consiglio di non perdervi anche “Ritorno al Lacor”, il racconto non solo fotografico di Mauro Fermariello, che come molti altri che sono passati di lì, a quanto pare, ci hanno lasciato il cuore.
Foto di Mauro Fermariello al Lacor Hospital di Gulu, in Uganda
Il Lacor Hospital è oggi anche un fondamentale polo di formazione in diverse discipline sanitarie ed è sede di tirocinio per le università locali e internazionali. Tra queste, la bella notizia è che è arrivata anche l’Università Bicocca di Milano con il progetto BRIDGE (Bicocca Research and Innovation for Development and Global hEalth , che porterà a Gulu circa 30 tirocinanti l’anno e realizzerà iniziative di ricerca, non solo in medicina, ma anche in altri campi, come l‘economia, la psicologia e l’informatica.
Trapianto anti metastasi
Da Lancet di ieri, scopriamo che il trapianto di fegato può offrire una nuova prospettiva ad alcuni malati di cancro con metastasi epatiche che non si possono asportare o eliminare in altro modo. Uno studio che ha visto la collaborazione di molti centri francesi e belgi (ma anche del Centro trapianti di Padova diretto da Umberto Cillo) ha messo a confronto gli esiti di una quarantina di pazienti assegnati alla chemioterapia standard con quelli di altrettanti che, oltre a questa, hanno ricevuto un fegato nuovo. Non era scontato che funzionasse: l’intervento è impegnativo e richiede farmaci che abbassano le difese immunitarie, indispensabili per combattere il tumore e già provate dai cicli di trattamento contro il cancro. Invece, dopo cinque anni, erano ancora vivi quasi tre quarti dei pazienti effettivamente operati (al di là del gruppo cui erano stati assegnati in un primo momento) e solo il 10% di quelli che invece avevano fatto soltanto la chemio. La differenza tra i due gruppi è meno significativa, ma comunque importante, se valutata statisticamente in altro modo (non voglio tediarti). In ogni caso, si sta parlando di un approccio ancora sperimentale, tentato su pochi pazienti selezionati, sui cinquant’anni e in buone condizioni generali, non correte a chiederlo ovunque, anche per i limiti che conosciamo nella disponibilità di organi da trapiantare. Oggi c’è quasi un migliaio di pazienti in lista d’attesa per un fegato, con tempi che si avvicinano in media ai due anni.
Dal congresso della Società Europea di Oncologia medica (ESMO), appena finito a Barcellona, emergono anche tanti progressi contro altre forme di cancro, ma per elencarle tutte ci vorrebbe più di una puntata. Si tratta sempre, comunque, di piccoli, preziosi, passi avanti. Non mi pare sia uscita una vera e propria bomba che rivoluzioni le cure, ma continui miglioramenti importanti. Se ti interessa, trovi tutto qui.
Da Telethon una terapia anche per geni XXL
Per la prima volta al mondo è stata somministrata a Napoli una terapia genica sperimentale (davvero, non come i vaccini a mRNA!) per una rara malattia ereditaria dell’occhio associata a sordità, la sindrome di Usher di tipo 1B. Si calcola che tra Europa e Stati uniti colpisca circa 20.000 persone, che nascono sordi, hanno problemi di equilibrio e nei primi dieci anni di vita cominciano anche a perdere progressivamente la vista. Un intervento può ristabilire l’udito, ma per la vista fino a oggi non si poteva fare nulla, nemmeno pensare alla terapia genica già applicata in altre malattie genetiche dell’occhio. La sindrome di Usher è infatti dovuta alle mutazioni di un gene, MYO7A, troppo grande per essere inserito nei vettori ad adenovirus che si usano di solito in questi casi (sì, tipo quelli usati per i vaccini anti covid di Johnson&Johnson e Astrazeneca). La vera svolta, quindi, è stato riuscire a spezzettare il gene per poterlo portare nelle cellule, e ottenere che poi, una volta all’interno, venisse ricostruito in maniera corretta. L’impresa è riuscita con due diverse piattaforme messe a punto dall’Istituto Telethon di Genetica Medica di Pozzuoli, una delle quali è stata utilizzata per l’intervento eseguito al Vanvitelli di Napoli dalla professoressa Francesca Simonelli, direttrice della Clinica oculistica che, insieme ad altri due centri in Europa, porterà avanti la sperimentazione.
CONTINUA DA UNA PUNTATA PRECEDENTE.. (ma anche qui, solo buone notizie)
Dopo i molteplici allarmi sull’uso di cellulari e social media da parte dei più giovani, di cui ti parlavo qui, Instagram ha introdotto i cosiddetti “Teen Account”, che prevedono una serie di meccanismi di protezione collegati di default alla minore età, e solo i genitori dei ragazzi sotto i 16 anni potranno decidere eventualmente di modificarli. Ecco quali sono i provvedimenti entrati in vigore anche per i profili già esistenti:
il profilo è privato di default e nessuno può seguirlo e vederne i contenuti se non è l’adolescente stessa/o ad accettarla/o;
potrà scambiare messaggi solo con le persone con cui ha già stabilito un contatto;
la modalità di selezione dei contenuti più sensibili (per esempio in termini di violenza o di promozione di prodotti cosmetici) è nella modalità più restrittiva;
a tutela dai fenomeni di cyberbullismo potrà essere taggato o menzionato solo dai contatti e sarà stabilito un filtro (Hidden Words) rispetto a espressioni offensive nei commenti e nei messaggi;
dopo 60’ su Instagram il o la ragazza riceverà una notifica di lasciare l’app;
tra le 10 di sera e le 7 di mattina saranno bloccate le notifiche e i messaggi.
Per quanto riguarda l’influenza aviaria H5N1, la rapidità di diffusione del virus tra le mandrie di vacche da latte sembra per fortuna rallentare, mentre si stanno rilasciando le prime autorizzazioni per impostare uno studio che valuti sicurezza ed efficacia di un vaccino per i bovini. Intanto un importante immunologo italiano che da molti anni vive e lavora negli Stati Uniti, Alessandro Sette, ha presentato in preprint un lavoro in cui sostiene che molti di noi potremmo avere cellule del sistema immunitario pronte a proteggerci dal virus dell’influenza aviaria H5N1 circolante negli animali, dal momento che questo condivide alcune componenti importanti con i virus influenzali stagionali.
Alle belle notizie aggiungo anche il calo dei casi di overdose da fentanyl e altre droghe negli Stati Uniti: nell’ultimo rapporto dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta, i decessi per abuso di sostanze da strada risultano crollati di oltre il 10%, ma secondo qualche esperto potrebbero essere anche di più, traducendosi in decine di migliaia di vite salvate.
SEGNALAZIONI
Se leggi la newsletter appena ti arriva, accendi la TV. Anche questo sabato dalle 8 sono a Omnibus, questa volta con Gaia Tortora, ma sempre per parlare di sanità, interloquendo con il sottosegretario Marcello Gemmato e l’onorevole Beatrice Lorenzin. Sul tema ti ricordo questa puntata di Fosforo e Miele.
Ti auguro un weekend di cambio armadi (se sei tra quelli e quelle che ancora lo fanno!)
Ultima foto: Bruno Alfonsi
Buonasera, penso che anche in Italia l'argomento long COVID non potrà non esplodere mediaticamente nella sua gravità, soprattutto quando i genitori si renderanno conto che il mantra del "bisogna convivere con il virus" e la connessa totale mancanza di precauzioni nelle scuole e non solo (come impianti di areazione, filtri HEPA e mascherine) avranno portato a un numero ormai ineludibile di bambini malati cronici o disabili. Per ora, comprensibilmente, la maggior parte dei genitori non riesce a immaginare che possa esserci un simile pericolo per i propri figli visto che la politica tutta (governo e opposizione), enti e associazioni medici, e quasi tutti i media tacciono su quelli che per la ricerca sono fatti assodati, come risulta ad esempio da
https://link.springer.com/article/10.1007/s15010-024-02394-8
https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2822770
https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/00099228241272053
https://publications.aap.org/pediatrics/article/153/3/e2023062570/196606/Postacute-Sequelae-of-SARS-CoV-2-in-Children?autologincheck=redirected
Per quanto le conseguenze più gravi e permanenti siano più rare rispetto alle altre, visto che, non adottando di fatto alcuna precauzione, si sta lasciando che gradualmente siano (re)infettati quasi tutti i bambini, a mio parere il numero di minori colpiti pesantemente dal long COVID risulterà comunque insostenibile.
Penso che ciò avvenga perlopiù in buona fede: per ignoranza dei politici e della grande maggioranza dei medici e giornalisti, condizionati da quelli che dovrebbero essere gli specialisti; fra questi ultimi i promossi al vertice degli enti dai politici sono proprio quelli che soffrono di “tunnel vision” e assecondano il wishful thinking dei politici stessi. Il mio “rasoio di Occam” per riconoscere almeno una componente di buona fede è il seguente: chiunque non indossi la mascherina al chiuso in presenza di altre persone, ignora o non coglie la portata dei dati su gravità e prevalenza del long COVID, almeno per quanto riguarda la categoria a cui ritiene di appartenere (essendo tuttora il long COVID una minaccia per tutti (compresi non-vulnerabili, giovani e vaccinati, che sono protetti solo parzialmente)). Quindi, a mio parere, un presunto esperto senza mascherina che si mostri afasico sul problema del long COVID in generale o lo minimizzi, farà ciò in buona fede almeno relativamente ad alcune categorie, pur potendo essere in cattiva fede su altre (come anziani e vulnerabili) a cui ritiene di non appartenere. Ma penso che la componente di cattiva fede sia comunque minoritaria (anche se in molti casi può consistere in pavidità, quieto vivere o opportunismo) e la minimizzazione da parte degli specialisti sia dovuta perlopiù a tunnel vision o mancanza di buon senso influenzate da una sorta di groupthink (ho trovato analisi interessanti su quella che è a mio parere più misinformation che disinformation sul COVID in un libro del prof. Jonathan Howard (qualificato come “quite amazing” dal noto scienziato Eric Topol https://erictopol.substack.com/p/jonathan-howard-author-of-we-want ) e nel seguente thread del “biorisk consultant” Conor Browne
https://x.com/brownecfm/status/1822954864369897720 ).
Intanto, a giudicare da google notizie, sembra che la ricerca menzionata sopra
https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2822770 e da lei esposta in
https://robertavilla.substack.com/p/28-covid-ehi-ci-sono-anchio sia stata ignorata (a differenza che da alcune agenzie e siti) dall’intera stampa italiana, che al riguardo ha ricevuto una lezione persino da un tabloid come il Daily Mail
https://www.dailymail.co.uk/health/article-13765067/Long-Covid-DOES-exist-kids-suffer-problems-organ-study-finds.html
Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.