Per troppi anni si è parlato di “salvare il pianeta”, mentre a pagare i danni del cambiamento climatico è prima di tutto l’umanità, che però può ancora agire
Hai la capacità di unire i puntini e di rendere visibile il quadro generale anche a chi, come me, non ha una formazione specifica.
Siamo in Andalusia da 10 giorni, martedì ci trovavamo in macchina a Cadice sotto una pioggia pazzesca e senza fine dal giorno precedente (lo dico perché di piogge così ne ho viste tante, ma sotto forma di temporali, quindi di durata più contenuta).
Nel tardo pomeriggio i nostri cellulari hanno cominciato a ricevere decine di messaggi preoccupati di amici e familiari che ci chiedevano come stavamo, se tutto era a posto.
Da allora siamo sintonizzati sulla tv spagnola, devastati da quello che vediamo ma soprattutto da quello che sentiamo.
E convengo con te che il rischio è proprio questo senso di impotenza che ti abbatte e ti fa dire che nulla servirebbe, a questo punto.
Quindi grazie per la speranza che traspare da quello che scrivi, perché finora la sensazione è che chi parla di queste cose venga considerata alla stregua di Cassandra…
Un abbraccio da qui (non so che strada prenderemo per tornare in Italia la prossima settimana, probabilmente dovremo deviare su Madrid, vista la situazione sulla costa).
Quello che lascia sconcertati è che era tutto già scritto ne "I limiti dello sviluppo", 1972, poi aggiornato nel 1992 con "Oltre i limiti dello sviluppo" e nel 2004 con "I nuovi limiti dello sviluppo", Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows; Jørgen Randers.
Basta leggere uno dei grafici: anno previsto per la crisi 2020, dieci anni più, dieci anni meno.
Esito previsto: centinaia di milioni di vittime. E questo è quello che accadrà perché per invertire la rotta sarà necessaria una "discontinuità". La stragrande maggioranza delle persone che vedo non si preccupa nemmeno di spegnere una luce inutile (sai che fatica!), o di chiudere una porta. Per non parlare di rinunciare a qualcuno dei "lussi" a cui ci siamo (me compreso) abituati.
Ringrazio Marco Ferrari che ha rivisto e corretto questa puntata <3
Mi vengono in mente tutte le polemiche per la corruzione del Mose a Venezia
Grazie Roberta,
Hai la capacità di unire i puntini e di rendere visibile il quadro generale anche a chi, come me, non ha una formazione specifica.
Siamo in Andalusia da 10 giorni, martedì ci trovavamo in macchina a Cadice sotto una pioggia pazzesca e senza fine dal giorno precedente (lo dico perché di piogge così ne ho viste tante, ma sotto forma di temporali, quindi di durata più contenuta).
Nel tardo pomeriggio i nostri cellulari hanno cominciato a ricevere decine di messaggi preoccupati di amici e familiari che ci chiedevano come stavamo, se tutto era a posto.
Da allora siamo sintonizzati sulla tv spagnola, devastati da quello che vediamo ma soprattutto da quello che sentiamo.
E convengo con te che il rischio è proprio questo senso di impotenza che ti abbatte e ti fa dire che nulla servirebbe, a questo punto.
Quindi grazie per la speranza che traspare da quello che scrivi, perché finora la sensazione è che chi parla di queste cose venga considerata alla stregua di Cassandra…
Un abbraccio da qui (non so che strada prenderemo per tornare in Italia la prossima settimana, probabilmente dovremo deviare su Madrid, vista la situazione sulla costa).
Sempre riflessiva e ragionante su temi che toccano tutti, grazie Roberta
Grazie Roberta, sempre interessante leggerti.
Quello che lascia sconcertati è che era tutto già scritto ne "I limiti dello sviluppo", 1972, poi aggiornato nel 1992 con "Oltre i limiti dello sviluppo" e nel 2004 con "I nuovi limiti dello sviluppo", Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows; Jørgen Randers.
Basta leggere uno dei grafici: anno previsto per la crisi 2020, dieci anni più, dieci anni meno.
Esito previsto: centinaia di milioni di vittime. E questo è quello che accadrà perché per invertire la rotta sarà necessaria una "discontinuità". La stragrande maggioranza delle persone che vedo non si preccupa nemmeno di spegnere una luce inutile (sai che fatica!), o di chiudere una porta. Per non parlare di rinunciare a qualcuno dei "lussi" a cui ci siamo (me compreso) abituati.